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Sai quanti parassiti alieni passano ogni anno nella tua azienda agricola e quanti danni causano alle tue colture? Scopri quali sono i più noti casi di parassiti alieni presenti in Italia e cosa puoi fare per difenderti dalla loro presenza.

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Sono aliene in luogo le specie che provengono da altri territori, da paesi lontani, da altri continenti. Le specie per loro natura hanno la propensione a diffondersi nel tempo, riproducendosi, e nello spazio, colonizzando nuove aree. Riuscire, però, ad attraversare catene montuose, deserti ed oceani, richiede una tale concatenazione di eventi fortuiti da rendere assai poco probabile il suo verificarsi. A modificare le probabilità di questi eventi c’è però l’uomo.

Sì, è l’uomo il traghettatore, volontario o involontario, che trasferisce da un luogo a un altro individui appartenenti a specie che, senza di esso, non avrebbero mai potuto ambire a colonizzare territori lontani dal loro paese di origine. L’uomo, instancabile Caronte, mischia le carte degli ecosistemi importando ed esportando piante, batteri, funghi, nematodi, molluschi, pesci, roditori, uccelli e insetti, tanti tantissimi insetti.

Ogni paese ormai ha la sua personale black list delle specie aliene (l’Italia no, non ancora, ma ci stanno lavorando …), e poi ci sono le black list mondiali. Scorrerle è molto interessante perché ci permette di scoprire come, fra le parassiti-alieni-Carcinus-aestuariipiù invasive e dannose, troviamo talvolta specie, ai nostri occhi, innocue o addirittura antropomorficamente amate. Ad esempio il coniglio europeo, che ha modificato a tal punto gli ecosistemi australiani da renderli irriconoscibili, ha rubato lo spazio ai nativi canguri, il foraggio alle mandrie e alle greggi. Il governo australiano ha speso una montagna di denaro per contenerne il suo sviluppo con esiti, però, molto scarsi. O ad esempio il Carcinus aestuarii, l’innocuo granchietto con cui tutti i bambini europei hanno giocato sul bagnasciuga, ha raggiunto la California con le acque di zavorra delle navi e lì sta annientando, in una meticolosa progressione, l’ecosistema marino di basso fondale.

Esseri viventi che nel loro luogo di origine sono parte integrante di ecosistemi efficienti, quando espatriano sembrano diventare onnipotenti e pervadono il nuovo territorio creando disequilibri, problemi economici, perdita di biodiversità. Questo succede perché all’evoluzione di un essere vivente si accompagna sempre l’evoluzione di molti altri in un matching continuo che regola e stimola gli sviluppi di ciascun partecipante. Nessuna specie riesce a predominare sulle altre se non in rare e soprattutto transitorie occasioni. Fuori dal loro areale le specie non hanno amici, ma neanche nemici, e si diffondono indisturbate sostituendosi a quelle locali. Non instaurano relazioni con gli altri esseri viventi e l’ecosistema così s’impoverisce di biodiversità e perde di efficienza. Spesso riempiono i “vuoti biologici” creati dall’uomo nelle foreste, con il taglio indiscriminato, nelle periferie delle città, dove c’è l’abbandono, nelle campagne, dove pratiche di non corretta agricoltura favoriscono la loro diffusione.

Sarebbe interessante calcolare quanto costa alla comunità e in particolare all’agricoltore italiano combattere le specie e, più in particolare, i parassiti alieni.

 

Parassiti alieni: alcuni esempi

Il primo problema è stabilire quali sono le specie entrate clandestinamente nel nostro paese. Alcune sono arrivate sulle nostre sponde già in epoca romana, e stando qui fra noi da molto tempo le riteniamo autoctone, cioè nostrane. Sono specie per lo più arrivate da territori vicini al nostro, dal bacino del Mediterraneo e dall’Asia continentale, e per questo hanno più affinità, per così dire, con i nostri ecosistemi che le hanno incorporate bene. Alcune sono piante ornamentali, molte sono state introdotte per essere coltivate e ancora coltiviamo. Fra queste il Cicer Arietinum, la Vicia faba, la Brassica napus, l’Allium cepa, il Punica granatum, il Prunus persica, e molte altre; vere e proprie archeofite fra le specie esotiche. Certo non sono queste le specie che preoccupano: dopo millenni di coltivazione in natura s’incontrano ancora poco.

Per altre, arrivate più di recente, è l’identificazione a non essere facile. Ad esempio delle specie di Fusarium, un genere di funghi che rende la vita dell’agricoltore particolarmente difficile, molte sono aliene, arrivate chissà da dove, chissà come e chissà quando. Per scoprirlo servono test genetici e grandi conoscitori della tassonomia.

I parassiti alieni assurgono spesso agli onori della cronaca e talvolta della storia. Come la Xylella fastidiosa (un nome che è già un programma!), sottospecie CoDiRo, un batterio che sta progressivamente uccidendo i bellissimi olivi del nostro Salento. O Halyomorpha halys, un banale insetto pentatomide (appartenenti a questo gruppo, in Italia, abbiamo decine di specie che non causano nessuna molestia al nostro vivere), arrivato dalla Cina (da qui l’appellativo di cimice asiatica), che da noi si è trovato benissimo. A dire il vero si è trovato molto bene anche negli Stati Uniti e lì, come in Italia, si dedica a pungere e succhiare foglie e frutti con una predilezione per quelli coltivati. Un aspetto interessante è che nel suo paese di origine svolge una generazione all’anno, nei paesi di arrivo fino a quattro. Per lui, presumiamo, sia una gran festa. Per noi significa da 100 a 500 uova per femmina e per ciclo, con una capacità di generare in potenza qualche miliardo di individui in un anno partendo da una sola femmina. Possiamo capire il perché della sua rapidissima diffusione. 

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E potremmo continuare con la Popilia japonica (uno scarabeo che “sgranocchia” i prati del Ticino), il Rhynchophorus ferrugineus (il punteruolo rosso che divora le belle palme del nostro sud), la Diabrotica virgifera (coleottero americano che rade al suolo il mais della val padana più efficacemente di una mietitrebbia), la Metcalfa pruinosa (un insetto americano, polifago, succhiatore di gemme, foglie e frutti) e con tante altre specie. La Metcalfa pruinosa oggi però da meno problemi, perché un ricercatore padovano ha individuato un suo parassita specifico, e una volta diffusolo in Italia è riuscito a contenere questo insetto. Quando s’individuano parassiti specifici, si possono limitare i danni, ma bisogna essere certi della loro specificità per evitare problemi molto maggiori.

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Alcuni parassiti alieni sono entrati nella storia, come la Fillossera vastratix, l’afide americano della vite. Arrivato in Europa nell’800, ha messo in crisi la viticoltura europea che si salvò (e tuttora si salva) utilizzando il “piede”, cioè il portainnesto, della vite americana che, essendosi evoluta con il parassita, ha trovato il modo di difendersi e conviverci. 

Altri parassiti alieni hanno invece contribuito a scrivere alcune delle più tristi pagine della nostra storia. È questo il caso della Phytophthora infestans, fungo americano, parassita della patata, arrivato in Inghilterra quando la patata, anch’essa proveniente da oltre oceano, si era affermata come l’alimento base del popolo irlandese. Siamo nell’800 e il fungo si diffonde come il vento e mette in ginocchio un popolo: la storia racconta di un milione di morti e altrettanti emigrati negli Stati Uniti. Un fungo americano ha contribuito a fare dell’America una terra anche irlandese.

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Le piante introdotte di recente nel nostro paese sono poco meno di un migliaio, molte delle quali, per fortuna, sono rimaste dove sono state impiantate. Altre si sono disseminate invadendo città, campagne e boschi italiani. Alcune specie sono state addirittura diffuse coscientemente, usate nei rimboschimenti (è il caso della Robinia pseudoacacia), nell’allevamento del baco da seta (Ailanthus altissima) o solo per bellezza (Bluddeja davidii).

Ma torniamo al nostro agricoltore che si danna per proteggere le sue colture da infestanti e parassiti, molte delle quali, neanche a dirlo, aliene. Facciamo un test: quali di queste infestanti è autoctona? Solanum carolinense (Morella della carolina), Abuthilon theophrasti (cencio molle), Amaranthus retroflexus (amaranto comune), Datura stramonium (starmonio), Sorghum halepense (sorghetta), Phalaris canariensis (scagliola comune), Ambrosia artemisiifolia (ambrosia), Panicum dichotomiflorum (panico americano), Cuscuta campestris (cuscuta). Nessuna.

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A questo punto non ti sorprenderà scoprire che anche molti dei parassiti, funghi, insetti, acari, ecc. sono alieni. Manca la lista nera italiana che ci aiuterebbe a capire meglio l’entità di questo fenomeno e di conseguenza condividere le opportune precauzioni.

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Come difendersi dai parassiti alieni

Il D.Lgs n. 230 del 15.12.2017 adegua la normativa italiana al Regolamento (UE) 1143/2014 che riguarda l'introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive. Il regolamento definisce le specie esotiche invasive come una delle principali minacce alla biodiversità e ai servizi ecosistemici nonché una rilevante causa di danni economici e alla salute umana. Vi sono controlli fito e zoo-sanitari rigorosi negli scambi commerciali di derrate alimentari, legname, piante e animali viventi. Spesso però i parassiti alieni giungono nel nostro paese in modo inaspettato, nel legno di una cassa, nell’acqua stagnate fra le carcasse di pneumatici, sulla suola di una scarpa, nella valigia di un turista al ritorno dal suo viaggio, aggirando in questo modo i controlli.

Di fronte ad un’allerta di un nuovo ospite il paese membro ha l’obbligo di intervenire con tempestività con lo scopo di arginarne la diffusione e tentarne l’eradicazione. Quando anche queste barriere vengono superate non rimane che tenere sotto controllo lo sviluppo della propagazione della specie. Per i parassiti alieni reputati pericolosi, la Pubblica Amministrazione emette un obbligo di lotta. Chi ha una pianta attaccata da quel parassita specifico, deve eseguire i trattamenti prescritti. Un esempio di tale modo di procedere lo ritroviamo nella storia del bruco americano (Hyphantria Cunea), un lepidottero le cui larve divorano le foglie di quasi tutte le nostre specie arboree (purché latifoglie), creando nidi sericei molto vistosi (ma diversi dalla nostra processionaria). L’obbligo di lotta lo rende oggi presente in modo sporadico in molte zone d’Italia, ma ogni tanto questa simpatica farfalla riprende il volo e in pochi mesi si diffonde nuovamente spogliando gli alberi di interi comuni.

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La lotta ai parassiti alieni è quindi obbligatoria. Questo è un modo per contenerne la diffusione, non per eradicarli, impresa quest’ultima molto difficile se non impossibile. Può riuscire solo agli inizi della colonizzazione e quando sono disponibili mezzi biologici per contrastarli. Il mezzo biologico, infatti, può essere applicato su ampi territori e anche all’interno di aree frequentate dall’uomo, dove spesso si possono annidare clandestinamente queste specie aliene. Qualche esempio. Oggi ad esempio il bruco americano possiamo trattarlo con il Bacillus thuringensis, un batterio che uccide le larve delle farfalle, innocuo per tutti gli altri esseri viventi. Purtroppo questo batterio è stato scoperto dopo il suo arrivo. Alcuni coleotteri (soprattutto quelli con ciclo larvale nel terreno) possono essere combattuti con nematodi entomoparassati (Steinernematidae e Heterorhabditidae), altri con imenotteri e acari iperparassiti, ecc.

La lotta ai parassiti di piante arboree può prevede l’asportazione della parte di pianta colpita, come nel caso del bruco americano nei primi stadi per vive rifugiandosi di giorno in nidi sericei; o sradicando l’intera pianta, come è stato prescritto per gli olivi colpiti da Xylella fastidiosa e per le viti colpite dalla Flavescenza dorata. In quest’ultimo caso l’obbligo di lotta riguarda anche una cicalina (Scaphoideus titanus), un piccolo insetto di per se innocuo, che però trasmette e diffonde questo terribile microrganismo in tutto il vigneto.

La migliore lotta è, come sempre, quella preventiva. Non diffondere i parassiti alieni significa anche rinunciare a utilizzare nei giardini le piante aliene invasive (i bravi vivaisti hanno smesso di coltivarle), evitare di portare al ritorno dai nostri viaggi piante e animali, non solo perché in tal modo non diffondiamo queste specie, ma perché evitiamo di introdurre i clandestini che viaggiano su quelle piante o su quegli animali e, soprattutto per gli agricoltori ma non solo, acquistare materiale vivaistico certificato.

 

Conclusione

I parassiti alieni sono un problema con il quale, prima o dopo, ogni azienda agricola dovrà fare i conti. Con la quantità sempre crescente degli spostamenti internazionali di merci e di persone, il numero di specie aliene introdotte involontariamente in Europa è aumentato in maniera esponenziale. Si parla di circa 3000 tipologie di parassiti alieni introdotti solo in Italia negli ultimi 30 anni.

Una soluzione definitiva contro l’eliminazione di tali specie, come abbiamo visto, non è presente. Quello che possiamo e dobbiamo fare è attenerci alle linee guida delle autorità, quando previste, e adottare tecniche di combattimento biologiche in un’ottica di agricoltura sostenibile. In tal senso, interessante potrebbe essere l’utilizzo di droni in agricoltura per intervenire su quegli appezzamenti in cui non è possibile il transito con trattori.

Speriamo che questo articolo ti sia stato utile a comprendere meglio l’importanza di cercare di limitare la diffusione dei parassiti alieni e come puoi farlo. Se dovessi avere qualche curiosità più specifica, non esitare a contattarci! Un esperto Forigo sarà felice di rispondere ad ogni tua domanda.

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R&S Forigo

Scritto da R&S Forigo

Divisione Ricerca e Sviluppo di Forigo Roteritalia. Team di esperti impegnati nello studio e nell'analisi delle principali tecniche agricole ed orticole utilizzate oggi. La conoscenza unita alla competenza sono il punto di partenza per il miglioramento continuo in uno scenario di innovazione e sviluppo tecnologico.


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