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Il concetto di sostenibilità è in continua evoluzione e può essere applicato in qualsiasi tipologia di settore, dal primario al terziario. Quando la sostenibilità incontra la filiera agricola, nasce l’agricoltura sostenibile. Scopri in questo articolo in cosa consiste e che ruolo gioca nel mantenimento della prosperità del nostro prezioso pianeta.

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Sostenibile è ciò che garantisce la risposta più efficace alle molteplici aspettative promosse dall’uomo. Ovviamente tali “aspettative” non si esauriscono soddisfacendo il mercato dei beni e servizi, ma comprendono in pari misura anche aspetti sociali ed ecologici con i quali un processo sostenibile deve sempre confrontarsi. Inoltre, la sostenibilità non può rispondere alle attese di un singolo gruppo umano, ma dovrebbe tentare di fornire una risposta globale. Allo stesso modo non può essere valutata per gli effetti che genera nell’ambito di un singolo territorio perché l’analisi dovrebbe allargare l’orizzonte fino a comprendere l’intero pianeta. Inoltre la sostenibilità, o meglio la capacità di soddisfare le attese, muta e si evolve col tempo, influenzata dalla conoscenza, dalla tecnologia e dalle attese delle popolazioni. Si può quindi affermare che un processo produttivo sostenibile oggi, potrebbe non esserlo domani (quantomeno in misura sufficiente). Un processo produttivo o, più in generale, una qualsiasi attività umana, può raggiungere gradi diversi di sostenibilità: la sostenibilità, quindi, può essere valutata anche in termini quantitativi. Da quanto sinteticamente esposto si può dedurre che le attività umane potranno essere caratterizzate da un’elevata sostenibilità solo nel momento in cui anche le “aspettative” avanzate dalla società siano sostenibili.

L’urgenza di rendere sostenibile le attività dell’uomo sono denunciate da tutte le organizzazioni mondiali. UNEP, un organo dell’ONU, nei suoi studi evidenzia come i Paesi con un alto livello di sviluppo producono un’impronta ecologica (o ecological footprint) molto ampia, mentre i Paesi caratterizzati da una ridotta impronta ecologica soffrono per la mancanza di servizi elementari come quelli per la salute, la cultura, l’acqua e il cibo. Solo attraverso modelli produttivi sostenibili diverrà possibile attuare un doppio cambiamento in modo da consentire una riduzione dell’impronta ecologica e un uso più equilibrato e diffuso delle risorse.

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In agricoltura la ricerca della sostenibilità è complessa perché i suoi processi produttivi coinvolgono attivamente tutte le risorse naturali e si applicano a territori molto estesi. L’alterazione di una componente del sistema che localmente può essere sostenuta, può rivelarsi drammatica per il sistema quando estesa a milioni di ettari. L’effetto moltiplicatore causato dall’estensione delle superfici utilizzate dai processi agricoli può quindi essere dirompente. A rendere possibile questo effetto moltiplicatore è l’omologazione dei processi agricoli che ha fatto si che nel mondo (tranne rari ed encomiabili esempi) si produca adottando la medesima tecnica. Una tecnica che offra una discreta sostenibilità in un determinato territorio, potrebbe rivelarsi devastante in un ambiente completamente diverso. Ad esempio in Australia, nel corso della seconda metà del novecento, svariate migliaia di ettari di superficie fertile sono state rese improduttive, a causa dell’implementazione di un processo produttivo agricolo testato in Europa ma non confacente a quell’ambiente così particolare. In pochi decenni la risalita in superficie del sale depositato nel tempo in profondità nel suolo ha reso improduttive quelle terre. Nelle regioni tropicali dell’Asia e dell’America Latina l’implementazione di tecniche agricole sviluppate nei paesi temperati ha prodotto (e continua a causare) uno scadimento del valore ecologico di quei territori e una progressiva riduzione delle superfici coltivabili. La loro sostituzione avviene a spese delle foreste tropicali con conseguenze negative che coinvolgono l’intero pianeta.

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Da questi e da molte altre situazioni si possono trarre alcune considerazioni. Innanzitutto perseverare nell’applicazione di processi produttivi agricoli non sostenibili è spesso la conseguenza di una scarsa conoscenza dell’ambiente in cui si opera, delle tecnologie disponibili, dell’agronomia e della ricerca. Tradizioni mal interpretate o trasferite in ambienti molto diversi e la poca disponibilità a confrontarsi con idee nuove, rappresentano ostacoli più difficili da superare di quelli meramente tecnici che può porre l’adozione di un processo sostenibile in sostituzione di uno convenzionale.

L’agricoltura sostenibile oggi deve poter garantire cibo sano per tutta la popolazione, produrre materie prime e energia rinnovabili, non depauperare la fertilità dei terreni e, ove possibile, migliorarla, non ridurre ulteriormente agricoltura-sostenibile-1.jpgla biodiversità e ove possibile migliorarla, fornire specifici servizi ecosistemici al territorio in cui insiste e, in qualche misura, all’intero pianeta. Tutto questo può essere perseguito solo se l’attività produttiva agricola fornisce condizioni di vita sufficienti a soddisfare il potenziale produttore. In altre parole chi si dedica all’attività agricola vuole ottenere un’adeguata compensazione economica, sociale e culturale e questa compensazione, ovviamente, è attesa anche nell’applicazione di processi produttivi sostenibili.

L’agricoltura sostenibile, quindi, si pone l’obiettivo di fornire le produzioni attese (cibo, materie prime, energia, …) garantendo e migliorando i servizi ecosistemici fondamentali, offrendo una remunerazione equa ai soggetti coinvolti nel processo produttivo, e conservando per le future generazioni le risorse naturali utilizzate.

Bisogna anche sfatare alcuni miti che legano l’agricoltura sostenibile a specifiche tecniche produttive. Ad esempio nel web è frequentemente confusa l’agricoltura biologica con quella sostenibile. È vero che talvolta l’agricoltura biologica è declinata in modo tale da risultare sostenibile, ma in molti casi ad un esame attento non lo è. L’agricoltura sostenibile, infatti, non può essere etichettata come quella biologica, o quella conservativa, o quella integrata, anti-OGM, pro-OGM, equo-solidale, ecc. Piuttosto, secondo le caratteristiche del territorio, del tipo di produzione, delle tecnologie disponibili essa si dovrà avvalere delle conoscenze e delle tecniche sviluppate da ciascuno di questi modelli di agricoltura.

Difficile, infatti, sostenere che sul lungo periodo l’uso quasi indiscriminato del rame (uno dei temi caldi in seno alla UE) sia più sostenibile dell’uso di pochi grammi di alcune specifiche molecole di sintesi caratterizzate da una elevatissima decomponibilità chimico-fisica e biologica. O viceversa che l’uso indiscriminato e inappropriato del glyphosate (come avviene in Canada con lo scopo non di effettuare il diserbo, ma di accelerare la maturazione del grano) possa essere ritenuta una pratica sostenibile.

L'agricoltura sostenibile utilizza ed integra le risorse naturali locali con lo scopo di mantenere e migliorare la fertilità del suolo, favorisce un uso più efficiente dell'acqua, aumenta la biodiversità delle specie vegetali coltivate e degli animali allevati, protegge la biodiversità nei suoli e negli ambienti agricoli, riduce l’uso della chimica per la gestione di parassiti e infestanti e favorisce servizi di tipo ecosistemico e sociale nell’ambito del suo territorio.

agricoltura-sostenibile-2.jpgPertanto, l’agricoltura sostenibile è per sua definizione conservativa perché chiede sia preservata nel tempo la fertilità del suolo e per garantire questo risultato è necessario fare propri gli obiettivi di questo modello produttivo e utilizzarne le tecniche che permettono di raggiungerli. L’agricoltura sostenibile, almeno nella fascia temperata, si avvale sicuramente delle cover crops, delle minime lavorazioni, delle coltivazioni su aiuola rilevata, di una corretta gestione del residuo colturale e soprattutto di una rotazione delle colture e una integrazione fra produzioni vegetali e zootecnia.

Al contempo è sostenibile l’agricoltura che fa un uso moderato della chimica, utilizzando solo quelle molecole che impattano poco sull’ambiente, che non accumulano, che non interferiscono, se non all’interno del processo produttivo e per un tempo limitato, con l’ecosistema. La lotta integrata, oggi molto diffusa nel nostro paese, utilizza tecniche e metodi di controllo dei parassiti molto efficienti, di basso impatto ambientale e di costo sostenibile.

L’agricoltura sostenibile fa, quindi, un uso oculato delle risorse e degli input esterni e il modo migliore per farlo è ridurre gli sprechi e massimizzare la produzione. Per questi motivi si può affermare che l’agricoltura sostenibile non può prescindere dall’uso delle tecnologie dell’agricoltura di precisione e dalle indicazioni di management che questo sistema propone. Guida parallela, rateo variabile, mappe di prescrizione, modelli predittivi sono strumenti potenti che possono accelerare e migliorare il percorso verso la sostenibilità.

Speriamo di esserti stati utili con questo articolo e di averti trasmesso l’importanza di effettuare processi di lavorazione sostenibili. Se dovessi avere qualche dubbio o volessi approfondire l’argomento con uno dei nostri esperti per capire come le soluzioni Forigo possono entrare in gioco in questo contesto, non esitare a contattarci! Saremo felici di fornirti tutte le informazioni a te necessarie.

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R&S Forigo

Scritto da R&S Forigo

Divisione Ricerca e Sviluppo di Forigo Roteritalia. Team di esperti impegnati nello studio e nell'analisi delle principali tecniche agricole ed orticole utilizzate oggi. La conoscenza unita alla competenza sono il punto di partenza per il miglioramento continuo in uno scenario di innovazione e sviluppo tecnologico.


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