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Cover Crops: cosa sono, come si fanno e quali benefici portano
News _ 15 Dicembre 2017
Cover crops. Cosa significa? Molti parlano di questa tipologia di colture e molti ne consigliano l’utilizzo. Ma, nello specifico, di cosa si tratta? Che tipo di benefici possono apportare ad un’azienda agricola? Uno dei nostri esperti Forigo te lo spiega in questo articolo. Buona lettura!
Che cosa accade quando, fra una coltura e la successiva, si lascia il terreno nudo?
Innanzitutto si perde l’occasione di convertire l’energia solare in sostanza organica. In questo modo non si alimenta la rete trofica presente nel suolo e sulla sua superficie e, inevitabilmente, si perde biodiversità. Inoltre, si permette (quando piove) agli elementi nutritivi solubili di essere lisciviati e (con pioggia o vento) l’erosione del suolo; entrambi fenomeni che riducono la fertilità del terreno. Quando il terreno lasciato “a riposo” è stato preventivamente lavorato in profondità o addirittura arato, gli effetti negativi descritti si amplificano. Inoltre, si aggiungono quelli derivanti dall’ossigenazione eccessiva provocata dall’esposizione del terreno all’aria che conduce a una rapida degradazione della sostanza organica. È quindi evidente che lasciare nudo il terreno, cioè privo di vegetazione, è uno spreco di risorse.
Un primo passo verso una gestione più corretta del terreno agricolo è mantenere il terreno non lavorato (o lavorato solo superficialmente) coperto dai residui vegetali dell’ultima coltura. In questo modo si contrastano con discreta efficacia i fenomeni erosivi e si mitigano alcuni degli effetti dannosi citati. La condizione ottimale si raggiunge solo con la presenza di una densa e continua copertura vegetale viva: sia essa di un secondo raccolto (quando ve n’è la possibilità) o sia di una cover crop.
Le cover crops, letteralmente “colture di copertura”, sono anche definite catch crops, cioè “colture da cattura”, a seconda se nell’intento dell’agricoltore prevale l’idea di proteggere il terreno dall’erosione o evitare la perdita di nutrienti per lisciviazione. In realtà le due azioni non sono disgiungibili e per perseguire l’una si consegue, in qualche misura, anche l’altra.
Una cover crop è anche definita una “coltura da sovescio”, cioè una coltura destinata a essere interrata, che non dà origine a una produzione. Al termine del suo ciclo non sempre la cover crop è interrata e per questo il termine “sovescio” è poco calzante. La vegetazione, infatti, può essere disseccata chimicamente e poi trinciata meccanicamente, o solo trinciata con i comuni trinciastocchi o con un roller crimper.
Le “colture di copertura” consentono, in un periodo di non coltivazione, di intercettare la radiazione solare e catturare gli elementi nutritivi migliorando l’efficienza dell’ecosistema: un ecosistema efficiente richiede meno input per produrre, ossia permette di ridurre i costi di coltivazione. L’introduzione nel ciclo produttivo di questa coltura contribuisce quindi a migliorare la sostenibilità del processo produttivo perché consente di utilizzare le potenzialità dell’ecosistema a favore della produzione. Un perfetto esempio di operazioni volte ad un’agricoltura sostenibile.
Queste motivazioni hanno indotto molte Regioni a inserire la pratica del sovescio (nell’ambito di azioni rivolte ad aziende con gestione convenzionale del terreno) o delle cover crops (in azioni dedicate all’agricoltura conservativa) fra le prescrizioni delle misure agroambientali. Le colture di copertura possono inoltre contribuire a soddisfare i vincoli previsti dal greening.
Val la pena ricordare che le azioni svolte dalle colture di copertura, sono in parte svolte anche da colture intercalari, condotte quindi con fini produttivi.
Cover crops: come si fa?
Le cover crops possono essere coltivate sfruttando la fertilità residua della coltura precedente, o anticipando alcuni interventi di concimazione e di lavorazione del terreno destinati alla coltura principale in modo che ne possano beneficiare entrambe.
Si utilizzano specie microterme nel periodo invernale, in attesa della semina di una coltura a ciclo estivo, o macroterme per il periodo estivo, in attesa della semina di una coltura a ciclo invernale. La semina estiva andrebbe condotta con seminatrici dotate di organi di lavorazione passivi per una blanda lavorazione contestuale alla semina, o con seminatrici da sodo perché vi è la necessità di coprire bene il seme e di metterlo a contatto con l’umidità residua presente nel terreno. Può essere utile eseguire una leggera lavorazione delle stoppie estiva con il triplice scopo di preservare le risorse idriche del terreno, interrompendone la risalita per capillarità, favorire la degradazione del residuo, miscelandolo col suolo, rinettare la superficie dalle infestanti.
In alcuni casi può essere interessante applicare l’antica tecnica della baulatura: su un cereale vernino, prima della levata si semina un trifoglio che avrà modo di attecchire, protetto dalla coltura, e dopo la sua raccolta vegetare senza problemi dando origine a un’ottima cover crop.
Lo spandiconcime centrifugo, che consente elevata tempestività e grava poco sui costi colturali, è applicabile solo nelle semine autunnali, di un’unica specie, con semi non minuti, su suolo lavorato (anche solo superficialmente) e prevedendo, se il terreno lo consente, una successiva rullatura per far aderire il seme.
Due settimane prima della semina della coltura principale la cover crop dev’essere soppressa o meccanicamente, o chimicamente, o in entrambi i modi. L’interramento deve sempre essere superficiale perché altrimenti si vanifica gran parte del lavoro svolto. L’interratrice può essere l’attrezzatura idonea in ambito orticolo dove il residuo in superficie può complicare le operazioni di semina o trapianto.
Nelle colture estensive, invece, una lavorazione senza interramento è sicuramente la condizione migliore. La trinciatura può essere utile soprattutto nel caso di vegetazione alta: con roller crimper, un rullo liscio dotato di lame, quando il terreno è in tempera o asciutto (con terreno umido il rullo tende a impastarsi non svolgendo più l’azione di taglio/trinciatura); o più energica con attrezzature azionate dalla pdp è più costosa, ma consente di evitare il diserbo chimico soprattutto su cover crops molto dense.
In previsione di una gestione conservativa è opportuno equipaggiare il trinciastocchi con un ripartitore in modo tale che la vegetazione trinciata sia distribuita in modo uniforme su tutta la superficie. La semina successiva della “vera” coltura potrà essere fatta su terreno non lavorato o dopo un rapido passaggio con un erpice a dischi indipendenti capace di miscelare il residuo organico nei primi 4-5 cm di suolo.
Quale specie?
La specie va scelta a seconda dell’azione che si vuole privilegiare e della stagione.
Le Poacee (o graminacee) hanno una forte capacità di intercettare i composti azotati, sono dotate inoltre di un apparato radicale superficiale, fascicolato, di norma molto esteso, con buona capacità antierosiva. Le Leguminose incrementano la dotazione di azoto del terreno, forniscono sostanza organica di più rapida decomposizione grazie proprio al maggior contenuto di azoto, sono, per contro, meno efficaci nell’azione di cattura dei nitrati liberati nel suolo. Il loro apparato radicale, fittonante, lavora bene il suolo anche in profondità. Per questo vengono spesso utilizzate nella gestione conservativa del terreno.
Le Brassicacee (o crucifere) possono aiutare a contenere lo sviluppo di nematodi (ed altri patogeni edafici) in quanto nella loro decomposizione liberano iso-tiocianato. In questo caso, se si vuole massimizzare l’azione biocida, è necessario ricorrere però all’interramento superficiale dell’intera pianta (15-20 cm), secondo la tecnica del sovescio.
Fra le altre specie ricordiamo la Phacelia, appartenente alla famiglia delle Boraginaceae, molto usata per il suo rapido sviluppo, l’azione di cattura e perché pianta mellifera, forte produttrice di nettare, prerogativa comune anche alle leguminose.
Caratteristiche simili alla Phacelia sono possedute dal grano saraceno, appartenente alla famiglia delle Poligonacee.
Conveniente è anche l’uso di miscugli, perché consente di mediare fra le azioni svolte dalle diverse specie. In questo caso però non è facile tarare le seminatrici o le macchine utilizzate per la semina.
La tabella sintetizza le caratteristiche più importanti per le colture da copertura più comuni (Le epoche di semina sono indicative e variano fra nord e sud: A, autunno; I, inverno; P, primavera; E, Estate).
Specie | Famiglia botanica | Epoca semina | Sostanza organica | Controllo erosione | Controllo infestanti | Cattura nitrati | Attitudine mellifera | Altre azioni |
Frumento, Orzo, Avena, Segale | Graminacee (Poacee) | A | *** | *** | *** | *** | – | – |
Loietto italico (Lolium multiflorum) | A, I | *** | *** | *** | *** | – | – | |
Sorgo sudanese | P | *** | *** | *** | *** | – | – | |
Panico, Miglio | P, E | *** | *** | *** | *** | – | – | |
Facelia (Phacelia tanacetifolia) | Borra-ginacee | P, E | ** | * | ** | * | *** | – |
Veccia comune
(Vicia sativa) |
Leguminose (Fabacee) | P | ** | * | *** | – | ** | fissazione dell’azoto |
Veccia villosa
(Vicia villosa) |
A, P | ** | * | ** | – | ** | ||
Erba Medica (Medicago sativa) | A, P | *** | *** | *** | – | ** | ||
Fava, Favino, Favetta | I, P | ** | * | ** | – | ** | ||
Trifoglio violetto, Trifoglio bianco | A, P | ** | ** | *** | – | *** | ||
Trifoglio incarnato (Trif. incarnatum) | A | ** | * | ** | – | ** | ||
Senape
(Sinapis alba) |
Brassicacee (Crucifere) | P | ** | * | *** | ** | * | biocida |
Rafano
(Raphanus sativus) |
P | ** | * | ** | ** | * | ||
Colza
(Brassica napus) |
A | ** | * | *** | ** | * | – | |
Grano saraceno (Polygonum fagopyrum) | Poligonacee | P, E | ** | * | *** | * | ** | – |
I benefici si manifestano pienamente solo nel caso in cui le cover crops realizzino una buona massa vegetale, cioè quando emergenza, sviluppo e crescita risultino soddisfacenti e sufficientemente omogenei. Infatti, anche se il prodotto non è destinato alla vendita, gli effetti generati dalle colture da copertura possono essere valutati economicamente e rapportati ai costi sostenuti per il loro impianto e la loro gestione. Non va trascurato che l’introduzione di queste colture comporta lavoro, uno sforzo imprenditoriale e organizzativo, l’impiego di macchine, sementi e altri mezzi tecnici.
Cover crops: Azione antierosiva
Il terreno nudo è soggetto all’erosione causata sia dall’acqua e sia dal vento: se non trovano ostacoli sul loro percorso, asportano e poi trasportano con facilità le particelle di terreno. Questo fenomeno, evidente sui suoli in pendenza, agisce anche in pianura, dove per attuare un trasporto solido già consistente, è sufficiente (per l’acqua) la normale inclinazione degli appezzamenti per lo sgrondo. Ad esempio a fronte di eventi piovosi di forte intensità e baulature con pendenze prossime al 2%, sono stati registrate asportazioni di 10 t/ettaro di terreno per evento di pioggia. Una parte di questo terreno, che non sedimenta nella rete scolante aziendale, raggiunge la rete idrografica principale e tramite questa mare e lagune.
La presenza di cover crops impedisce, o riduce fortemente, l’erosione attraverso due principali meccanismi. Il primo, di trattenimento, dipende dallo sviluppo dell’apparato radicale; il secondo, di assorbimento dell’azione cinetica prodotta dall’acqua o dal vento, dipende dallo sviluppo della parte epigea.
Cover crops: Azione di cattura
I nutrienti catturati dalle radici, in particolare quelli più mobili come i nitrati, sono immobilizzati nella biomassa vegetale e sottratti alla lisciviazione in falda.
Nel terreno l’attività biologica, che non s’interrompe in assenza di una coltura, procede a carico sia della sostanza organica (ad esempio sui residui della precedente coltura) e sia dell’humus già presente nel terreno, con processi biochimici complessi che contemplano anche quelli di mineralizzazione. La mineralizzazione libera elementi nutritivi che, in assenza di una vegetazione in grado di intercettarli, possono essere facilmente lisciviati (composti azotati) o trasportati fuori dall’appezzamento con l’erosione.
L’attività biologica è presente anche a temperature relativamente basse (sono sufficienti pochi gradi sopra lo zero) o con ridotta umidità. Con una certa approssimazione, si può asserire che le condizioni ambientali che consentono l’attività ai microrganismi nel suolo sono le stesse (o quasi) che consentono alla vegetazione di svilupparsi. Quando nel suolo sono attivi i processi di mineralizzazione, la vegetazione presente è in grado di intercettare i prodotti di questo metabolismo utilizzandoli per creare nuova biomassa.
Cover crops: Azione sulla sostanza organica
Le colture di copertura apportano sostanza organica, contribuendo in tal modo ad invertire la tendenza verso una progressiva depauperazione di questa risorsa. Ciò genera un miglioramento della fertilità del suolo ascrivibile allo stimolo dell’attività microbiologica e all’incremento di humus nel suolo. L’humus, ricordiamo, ha elevatissime capacità di scambio cationico, superiori a quelle della migliore argilla. Le cover crops, inoltre, assorbono gli elementi nutritivi concentrandoli nella zona di terreno più esplorata dalla coltura principale.
Nella tabella sottostante vi è una stima dell’apporto di sostanza organica umica che può fornire una cover crop che produce 3 t/ha di materiale vegetale.
Parametri | Valore |
Residuo proveniente dall’apparato radicale, t/ha | 2,40 |
Coefficiente isoumico apparato radicale | 0,20 |
Residuo proveniente dall’apparato epigeo, t/ha | 3,00 |
Coefficiente isoumico apparato epigeo | 0,15 |
Apporto di sostanza organica umica, t/ha | 0,930 |
Apporto di Carbonio Organico umico, t/ha | 0,539 |
Cover crops: Azione sulla biodiversità
Utilizzare cover crops contribuisce alla lotta nei confronti di alcuni temuti parassiti delle colture (ad esempio i nematodi, attraverso l’impiego di vegetali con funzioni “biocide”), può fornire un’integrazione alimentare agli allevamenti (di api, con specie mellifere, o di erbivori, con specie idonee al pascolamento), favorire lo sviluppo di una fauna utile (con specie idonee a ospitare e alimentare sirfidi e coleotteri utili), contribuire all’instaurarsi di condizioni che favoriscano l’omeostasi o, più in generale, a incrementare la biodiversità del territorio.
Inoltre, in frutteti e vigneti, con l’intento di attirare insetti pronubi, indispensabili per l’allegagione dei fruttiferi e quindi per la produzione, si può ricorrere a interfilari alterni alla coltivazione di Phacelia, brassicacee e leguminose, cioè di specie produttrici di nettare.
Cover crops: Azione sulle infestanti
Non trascurabile, per le aziende biologiche o quelle soggette a disciplinari che prevedono la lotta integrata, anche la funzione di controllo sullo sviluppo delle infestanti, in genere basata sulla competizione. Infatti, le cover crops sono caratterizzate da una rapida crescita e una buona aggressività che consente di intercettare la radiazione solare e competere per l’acqua e i nutrienti con le infestanti.
Alcune specie, come la Segale, producono inoltre sostanze allelopatiche che contribuiscono a ridurre la presenza delle infestanti anche nelle settimane successive alla loro devitalizzazione. Queste, infatti, sono sostanze che possono ostacolare non solo lo sviluppo delle radici ma anche la germinazione stessa delle infestanti. La ricerca non ha ancora definito una tecnica agronomica precisa; le prime indicazioni evidenziano come la capacità anti-germinello di queste sostanze si manifesti meglio quando le cover crops non sono interrate o sono solo miscelate nei primi centimetri di suolo. Inoltre, è più efficace sulle specie a seme piccolo e la durata di questo effetto non supera le tre – quattro settimane dalla devitalizzazione della cover crop.
Conclusione
In questo articolo abbiamo analizzato nello specifico cosa sono le cover crops e come possono essere introdotte nel ciclo di produzione di un’azienda. Abbiamo visto che i benefici apportati a chi decidesse di utilizzare colture di questo tipo sono numerosi e di diversa natura: dall’azione antierosiva del terreno all’azione di sviluppo della biodiversità si hanno effetti favorevoli a partire dalla superficie del terreno fino ad arrivare più in profondità.
Speriamo di averti fornito tutte le informazioni che stavi cercando. Se dovessi avere bisogno di indicazioni aggiuntive o volessi sapere quali tra le nostre soluzioni sono più adatte per svolgere al meglio queste attività, non esitare a contattarci! I nostri esperti Forigo saranno felici di rispondere ad ogni tua domanda.
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