Il concetto di lavorazione del terreno racchiude una vasta gamma di azioni e attività, eppure il suo obiettivo è uno solo: mantenere produttive le condizioni nei sistemi agrari, a partire da quelle del suolo.
La relazione tra suolo e lavorazioni, tuttavia, è molto complessa e, se queste ultime non vengono svolte con il giusto metodo o con le macchine adatte, si possono verificare delle dinamiche contrarie all’obiettivo di mantenere e valorizzare la produttività del terreno.
Questo perché, se è vero che le lavorazioni da un lato servono a controllare le infestanti, contribuiscono alla sistemazione fondiaria dei terreni e risolvono o prevengono il compattamento del suolo, dall’altro sono responsabili di uno sbilanciamento del ciclo della sostanza organica a favore della mineralizzazione che causa un calo della fertilità dei terreni.
Il suolo, infatti, è una matrice complessa formata da componenti minerali inerti, come lo scheletro, la sabbia e il limo, componenti minerali con proprietà colloidali come le argille, e la sostanza organica.
Tra le componenti della sostanza organica possiamo individuare i colloidi organici che, insieme ai minerali argillosi, formano i complessi argillo-umici.
Un terreno si dice ben strutturato quando la compresenza di argille e colloidi organici permette la formazione di aggregati di forma glomerulare. Parlando di struttura del terreno, è importante sottolineare il ruolo che il contenuto di sostanza organica ricopre nell’organizzare in modo funzionale le particelle minerali.
Questa organizzazione delle particelle, unita alla tessitura, ovvero la divisione per classi di granulometria, determina anche la quantità e la qualità dei pori tra gli aggregati, suddivisi tra micropori e macropori. I primi, grazie ai diametri ridotti, permettono la risalita per capillarità dell’acqua nel terreno. I secondi, avendo diametri maggiori, permettono il drenaggio e l’infiltrazione dell’acqua, una volta che ha saturato i micropori, e il transito dell’aria quando i macropori non sono saturi.
Lavorazioni del terreno: cos’è il compattamento e come risolverlo
Il transito delle macchine agricole provoca la perdita della porosità tra gli aggregati, determinando il compattamento del terreno, che assieme a erosione, salinità e cementificazione è una delle principali cause di degradazione dei suoli.
Nei casi peggiori, il compattamento porta a perdite di resa permanenti e il frequente passaggio di macchine agricole dalla massa sempre più elevata sta aumentando notevolmente il rischio di questo fenomeno.
Le lavorazioni primarie sono quindi fondamentali per mitigare gli effetti del compattamento: attrezzature dotate di organi discissori ad ancora, come ripuntatori, dissodatori, decompattatori o arieggiatori, possono rompere eventuali suole di lavorazione o strati compatti ripristinando la porosità.
Con le lavorazioni secondarie, è poi possibile disgregare eventuali zollosità, ripristinando una porosità sufficiente alla crescita delle piante.
Come noto, la prevenzione è lo strumento più efficace: per ridurre il rischio di compattamento è consigliabile puntare all’utilizzo di macchine di massa ridotta che impiegano sistemi di propulsione con basso impatto, come gli pneumatici a sezione larga e pressione bassa o i cingoli. È importante anche ridurre il numero di passaggi in campo e aumentare la capacità portante del terreno, trafficandolo solo quando c’è un idoneo contenuto di umidità. Inoltre, per non modificare la struttura del terreno, è consigliabile ridurre l’intensità delle lavorazioni, abbandonando quando possibile, l’aratura profonda e orientandosi verso le lavorazioni conservative.
Queste ultime, sebbene causino comunque effetti di disgregazione degli aggregati e sconvolgimento della porosità, hanno un impatto minore rispetto alle lavorazioni convenzionali grazie alla presenza di residuo in superficie e della ridotta intensità di lavorazione.
La presenza di residuo in superficie, infatti, protegge il suolo dall’erosione e dall’azione disgregante della pioggia battente, mantenendo la continuità e la funzionalità dei pori per l’intero profilo.
In conclusione, in questo articolo abbiamo visto come le lavorazioni del terreno possono determinare un maggior grado di compattamento del suolo: per porvi rimedio, abbiamo proposto una serie di macchine e buone pratiche per diminuire, quanto più possibile, la loro incidenza.
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